Stanotte il tempo e lo spazio sono cambiati. Lo sento nell'aria; non
c'è più bisogno di separare. Tu sei il primo cliente che verrà nel posto di non so dove - e la ragione è che io non so dove,
ma tu lo sai."
Le sue parole, un brivido per Mario, la scelta di seguirla. Ma dove?
Era quella l'emozione che cercava o soltanto un angoscioso ritorno nel labirinto appena abbandonato?
Helene non era una puttana qualunque. E nemmeno una pazza.
Emanava come un odore lontano, un deja vu impalpabile, un risveglio cercato.
La variante fermò il suo perenne rumore, quasi in trepido ascolto dell'incontro
dei due.
Strano - pensò Mario - non passano più macchine.
Il dentro e il fuori erano fusi in un'unicà entità: l'intimità tra di
loro cresceva e così l'ambiente partecipava a diffondere un personale momento di attesa.
Mario era troppo occupato a scrutare Helene per percepire con chiarezza
la semplicità di quella fusione. Eppure iniziava a intuire che qualcosa di importante stava succedendo, con la stessa meraviglia
di quando gli era capitato di assistere all'alba di un nuovo giorno.
Un attimo, un anno, un secolo?
Come nelle ricostruzioni che hanno raccontato i sopravvissuti ad un'esperienza
di pre-morte, Mario non riusciva più a sintonizzare l'orologio della sua percezione a quello degli avvenimenti - in definitiva
il tempo non era più importante e l'intensità di quegli attimi non potevano essere ridotti nella gabbia dello spazio-tempo.
Non era amore, era qualcosa di più, qualcosa di diverso.
Helene lo prese per mano, quasi con la stessa presa di una bambina che
aspetta di essere condotta da qualche parte. Mario, con una naturalezza sconosciuta, iniziò a camminare, come se stesse tornando
a casa, senza preoccuparsi del tragitto, anche se la casa - ora - era il 'non so dove'.
La variante aveva ripreso il suo ruggito, sincronizzandosi con il gesto
di Mario che accendeva il motore.
Ritirnava nel flusso del traffico. Con Helene.
Mario era ormai dentro al percorso 'non so dove'. Quello che, in altre
circostanze,avrebbe fermato ogni azione - la 'sana' razionalità - era assolutamente inutile, ora. Come accendere i fari sotto
il sole di mezziogiorno. La stessa iniziale paura aveva lo stesso sapore del primo bacio che, sorpassato dalla passione del
secondo, rimane solo come un dolce ricordo.
Erano silenziosi ed il loro tacere era intimità, piuttosto che imbarazzo
o timidezza.
Helene la 'ritrovata' che tornava con lui nel 'posto non so dove'.
Helene era bella, ma non di quella bellezza che intimidisce.
Mario la sentiva vicina, senza il desiderio di toccarla, gustando insieme
a lei con impazienza il ritorno al 'non so dove'.
Non aveva mai provato nulla del genere, eppure nulla di quello che stava
succedendo aveva l'ombra e il timore che in genere aveva accompagnato i suoi precedenti incontri con nuove partner.
La variante stava inevitabilmente finendo, trasformandosi con rapidità
in una provinciale. Li salutava, serpente di cemento che espelleva i suoi umori. Il suo navigatore era il sorriso di Helene
che si incrociava con i suoi gesti ed il suo cuore.
La prima a destra, il terzo portone a sinistra, il cancello aperto: poche
luci, in attesa, come Mario si aspettava, li avrebberro accolti nella casa.
Il cellulare di Helene squillò.
Helene sorrise annuendo con un povero intercalare. Un saluto e il click.
Quel rumore dello sportellino del cellulare che si chiudeva, fu il primo
segnale di un graduale ritorno alla normalità.
Il sorriso di Henene divenne più rigido e, in un breve momento scese
dalla macchina e corse nei vicoli che si diramavano dal cortile.
Mario non era stupito - certo quel beve incontro non aveva le coordinate
dell'usuale - eppure sapeva che qualcosa strideva nella sua extralogicità.
Non la rincorse. Si limitò ad accendere la radio che, dopo un breve commercial,
dette voce alle ultime notizie. Il cortile era deserto e, di norma, avrebbe acceso il motore e sarebbe andato via da un posto
come quello ma, un misto di stanchezza, pigrizia e nostalgia lo tenne inchiodato lì, rientrando gradualmente nella routine
di quei giorni