Uno squillo, il cellulare...
Mario era troppo frastornato per sostenere anche la più banale conversazone
telefonica; lasciò fare alla segreteria...
La stanchezza lo prese all'improvviso - una pausa, naturale, come sempre
era stato nella vita degli uomini, il tempo che bussava onesto alle porte del ritmo veglia-sonno.
Ed anche quest'esperienza ordinaria sarebbe dovuta essere ripensata alla
luce del furto del tempo?
Dormì profondamente, strano, essendo il sedile della sua Toyota non proprio
conortevole...
Lo svegliarono i rumori dell'alba della variante, ruggiti di mostri di
metallo persi sul grigio dell'elefante, le macchine avevano lacerato implacabili l'illusione di un sogno. Un sogno che gli
sarebbe rimasto nella memoria giusto un istante, come un sapore dolce archiviato nell'eros di un giardino.
Il sole si riflesse sul display del cellulare - un messaggio in segreteria
aspettava di essere letto.
Il mondo bussava alla porta, lo riportava bruscamente alla realtà elettrica.
"Del resto - pensò - Mario che senso ha oggi il furto del tempo, ora
che le barriere spazio-temporali sono già state già stravolte dall'onnipresenza dei media e dalla velocità dei trasporti?
Forse proprio per questo adesso é arrivata a galla la verità, quando oramai il furto non serve più a nessuno e vale più come
notizia da prima pagina che altro...".
Era proprio così: la ricerca del bandolo della matassa lo accompagnava
al risveglio e lo salutava la notte, dandosi il cambio con gli intrighi di Orfeo.
"Ciao, sono Caterina, è da un'ora che ti sto aspettando" - questo il
messaggio in segreteria. Un messaggio banale se non che l'unica Caterina che Mario conoscesse non corrispondeva al numero
che l'aveva chiamato.
Mario comunque provò a chiamare la Caterina che conosceva che, come aveva
già previsto, non era stata lei a chiamare; provò a richiamare il numero in memoria ma quel cellulare risultava "...spento
o non raggiungibile.".
Erano segnali, Mario ne era certo.
L'unico problema, non sapeva cosa volessero dire.