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Techno man - cap.XIV

Fantascienza?

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“E’ così bello da sembrare falso…” già, proprio così.

A volte capita di vedere dei fiori così incredibilmente belli da sembrare artificiali.

E proprio questa era la sensazione di Giuliano.

 

Ma, nella sua esperienza, era solo uno dei mille pensieri che attraversavano la sua mente.

Come in qualsiesi altro istante della sua vita.

Solo che – in quel momento – nascondeva la verità, l’illusorietà di un’esperienza troppo patinata per essere vera.

 

Giuliano si alzò, toccando con un senso di strano rispetto la sabbia sotto le sue dita, come se avesse accarezzato un gioiello raro.

Il sole accompagnava il vagare del suo sguardo, il vento accarezzava ogni dettaglio, come una matita che volesse dare un ultimo tocco al quadro finale.

 

Camminò piano verso il mare.

Non aveva fretta, né ansia. Come se il ghiaccio e le incertezze si fossero sciolte improvvisamente.

Elena lo guardava, distesa sull’asciugamano. Seguiva i suoi movimenti lenti.

Non era uno sguardo indagatore. Anche se certamente era ancora in una fase di studio.

Ma non c’era ansia nemmeno da parte sua.

 

Avevano deciso tutti e due di sfrondare quei momenti dal carico inutile della preoccupazione, per gustare il loro incontro come un regalo del mare.

 

Erano ancora degli estranei, ma ognuno di loro sentiva che quell’incontro non era un evento casuale e superficiale.

 

Anzi, era una percezione di Giuliano, essendo Elena solo frutto del lavoro del farmaco.

 

Ma per Giuliano lei era viva e vegeta ed assolutamente dotata di una sua esistenza individuale.

 

Chissà come avrebbe vissuto il rirveglio e l’”atteraggio” in quello squallido e asettico laboratorio.

Ma era ancora presto. Aveva ancora del tempo per godere di quell’esperienza.

E, del resto, non è così anche nella vita reale, dove i bei momenti – alla fine – si riducono sempre a dei ricordi?

In definitiva che differenza – nell’esperienza della persona – c’era tra un vissuto QUAD ed uno reale?

Era solo uno stupido scupolo paleomorale, che avrebbe potuto impedire di accettare quella gioia come un dono da godere liberamente?

O c’era qualcosa di profondamente sbagliato e terribile in quello stato di coscienza?

E, se invece era tutto così trasparente e lecito, perché la ricerca era tenuta segreta, perché il farmaco era stato rubato…perché….perché…

 

Semplicemente perché la vita fabbricava incessamente i propri anticorpi che ora si manifestavano come pregiudizi della gente, domani si sarebbero potuti rivelare come malattie che avessero colpito chi si sottoponeva al QUAD…comunque l’unità spazio-temporale e la legge dell’universo, certo non avrebbero tollerato questo artificio. O anche questi non sono nient’altro che pregiudizi?

 

Il mare – intanto – rifrangeva le scaglie d’oro del sole senza premeditare, la sabbia giocava con la forza del vento e gli sguardi di Giuliano ed Elena si ricorrevano nel rituale del corteggiamento.

Tutto assolutemente normale. Il QUAD stava facendo il suo lavoro.

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