Un malore. Un senso di spaesamento.
Il
paesaggio sembrava rifrangersi con violenza nei suoi occhi.
Anche Elena sembrava
un’ombra.
Giuliano chiuse gli occhi.
Le sue
mani sulla sabbia. La consistenza dei granelli sembrava dissolversi sotto le sue dita.
Si
stese.
“Forse ho preso troppo sole….” ultimi pensieri prima della perdita
di coscienza.
“Che diavolo succede?” gracchiò l’uomo dal camice bianco, guardando
indispettito il monitor a fianco del lettino di Giuliano.
L’esperimento
sembrava stare prendendo una piega inaspettata.
Le onde dell’elettroencefalogramma
non erano più quelle riscontrate fino a poche ore fa.
Non corrispondevano
né allo stato di veglia né a quello di sonno.
E non lasciavano presagire
nulla di buono.
Il tracciato era troppo calmo, come se il soggetto stesse sperimentando
uno stato di trance.
“Spegni la macchina svelto. Segui la procedura…passa tutti gli step nell’ordine
giusto. Qua succede un casino. Porca…”
Buio.
Dopo tanto sole… buio.
Assurdo.
Non era un sogno.
Di questo Giuliano era convinto.
Ma non sapeva
che cosa fosse.
Non aveva mai preso allucinogeni, ma un trip doveva essere così…
o forse no.
Il suo corpo…l’immagine ancora residuale dietro l’iride di Elena.
E tutto nero, ora.
"Ciao Giuliano...come va?"
Era una voce. Ma chi era? E perche' gli parlava con tanta confidenza?
E Elena? Perche' era in quella stanza lui ora? E la spiaggia?
"Allora.... la tua salute e' ottima...gli esami sono tutti confortanti....attendiamo
con ansia la tua esperienza...."
"Ma....o cazzo..mi ero
dimenticato che ero parte di un esperimento...."
"E' cosi'.
E' normale che non ricordi nulla...quando sei dentro...."
"Ma
perche' mi avete fatto uscire?" Giuliano controllava a stento la rabbia e la tristezza di essersi ritrovato in quello squallido
laboratorio. Era troppo bello essere li' con Elena e non era giusto che fosse solo un'esperienza artificiale. A quel punto
avrebbe davvero preferito tornare in quella realta' e al diavolo la sua vita "reale"; se avesse potuto entrare in coma e,
con la tecnologia, vivere la sua vita cerebrale su quella spiaggia, l'avrebbe fatto, senza alcun rimpianto.
"Che ne dici del giro?"
"Un'esperienza...reale...fin troppo reale...mi ero quasi innamorato..." Innamorarsi. Era forse proprio quello
il desiderio più vero di Giuliano.
Provare l’ebbrezza di essere desiderato, di desiderare, sentire la sua pelle riscaldata da quella di lei, sentire il
benessere non come sua esclusiva proprietà, ma come qualcosa che sentiva anche l’altra, sentire che quell’energia
si rinforzava ogni volta che la sua attenzione era più vicina a quella del suo amore.
Ma era possibile vivere quell’esperienza anche nella sua vita reale?
Era possibile che quel sentimento non finisse, come era nel passato puntualmente successo?
Era possibile tenere in vita quel sentimento senza artifici e respirando quella dolce intimità con la stessa naturalezza dell’aria
di mare di quella spiaggia?
“Che rapporto c’è tra questa realtà e quella dell’esperimento?”
“Beh, è difficile dirlo… è proprio per questo che stiamo sperimentando… Il nostro obbiettivo è ridurre al
minimo gli eventuali effetti indesiderati…. Se tutto procede bene, potrebbe essere il nuovo gadget di massa…dopo
i telefonini…”
“Quali sono gli effetti indesiderati che temete?”
“In primo luogo la dipendenza…. Se queste esperienze diventassero troppo gratificanti e complete, le persone rischierebbero
di desiderare la morte artificiale…piuttosto che tornare ad una realtà quotidiana frustrante… Se fossero troppo
“artificiali” non ci sarebbe mercato….Dobbiamo mettere a punto un giusto mix…. Prima di tutto dobbiamo
verificare che il fisico non presenti problemi organici….poi che il passaggio tra le due realtà non crei scompensi psicologici
né dipendenza… se tutto va bene potremmo anche iniziare a indirizzare in maniera scientifica il “viaggio”;
su questo punto siamo anche in contatto con alcune prestigiose università; sai, potremmo anche studiarne un uso terapeutico
per far rivivere in maniera adeguata traumi passati, su questo comunque siamo ancora a livello di progetto, c’è bisogno
di implementare le tecniche di ipnosi…”
Giuliano non lo seguiva più.
Era troppo arrabbiato e in fondo era solo una cavia. Consenziente.
Del resto aveva solo due strade: o mandare all’aria quel laboratorio e tutto il carico di illusioni che gli stava inquinando
la mente e ritornare alla sua grigia realtà oppure continuare, senza fare nemmeno troppe storie, e collaborare.
L’odore di Elena nel suo naso era troppo reale e irraggiungibile. In effetti non aveva alternative.
Poteva solo andare avanti.
“Sai, abbiamo tutto registrato….”
“No! Il sogno è mio, almeno lasciatemi la mia intimità….Non è giusto”
“Giuliano guarda che non c’è nessuna perversione voyeristica in noi. Volendo faremmo volentieri a meno di entrare
nelle tue fantasie. Ma non sei qui per un giro di giostra…. Tra l’altro hai firmato la liberatoria e sapevi che
saremmo dovuti entrare nella tua privacy.”