Nel laboratorio il monitoraggio procedeva a meraviglia e le reazioni
rilevate dagli elettrodi erano assolutamente positive: Giuliano era completamente dentro la sua fantasia e le risposte dell’elettroencefalogramma
erano in linea con quelle registrabili nel corso di un’esperienza reale.
Cosa ancora più sorprendente, l’attività cerebrale non era
quella tipica del sogno né quella dello stato di veglia. L’esperimento stava aprendo nuove frontiere andando a creare
una proiezione fantastica (percettivamente uguale a quella reale) ma scientificamente diversa e a parte rispetto agli standard
di misurazione fino ad allora rilevati.
La prova del nove sarebbero stati i test da effettuare al “risveglio”
e la sicurezza che – a livello di esperienza – tutto quello che stava sperimentando sarebbe potuto essere rievocato
ed assaporato come un pezzo reale del suo passato.
Rimaneva un unico imponderabile problema: sarebbe stato possibile
misurare il grado di felicità di Giuliano? Forse alcune secrezioni cerebrali legate ai centri encefalici del piacere avrebbero
potuto fornire delle risposte...ma la felicità?
E intanto Giuliano – inconsapevole che il suo corpo fisico
fosse ancora su quel lettino – continuava a vivere la sua spiaggia e la presenza di Elena in tutta la sua incredibile
concretezza.
“Elena, lo sai che è la prima volta che mi sento così a mio
agio a parlare con una donna?” Giuliano era passato dal lei al tu senza particolari difficoltà ed anche Elena aveva
recepito quello switch con la massima naturalezza.
“Mi fa piacere… Ma cosa ci facevi tu qui, aspettavi
di attaccare bottone con una donna?”
Giuliano si sentì immerso in un imbarazzo incontrollabile. Sentiva
che il sangue stava colorando liberamente il suo viso, senza che lui potesse fare nulla.
“Ma no, per chi mi hai preso…” ogni parola sembrava
accrescere il rossore che avvampava a tratti sulle sue guance. Sarebbe stato meglio tacere ed accettare con semplicità il
proprio imbarazzo. Ogni pezza messa a nascondere il buco sembrava accrescere la visibilità delle sue vere intenzioni.
“Scusa, vedo che sei imbarazzato. Sembri una persona timida.
Mi dispiace….”
Intanto il vento giocava con il pareo di Elena e un
soffio più forte sventolò la stoffa fino a coprire il suo viso per qualche secondo. Sembrava quasi volesse dare a Giuliano
il tempo di estinguere il suo imbarazzo, al riparo dallo sguardo di lei. Sembrava quasi un intervento del clima, un deus ex
machina che riportasse la situazione alla sua iniziale spensieratezza. Elena lo guardò, appena il pareo tornò docile sulle
gambe. Era uno sguardo affettuoso, quasi quello di una mamma benevolente verso il suo bambino ingenuo. Giuliano accarezzò
piano la sua mano. E non c’era nessuno attorno a loro. Nessuno che potesse testimionare che quanto stava accadendo era
davvero reale.
E, del resto, era tutto completamente artificiale,
creato in laboratorio per un’operazione di marketing.