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Techno man - cap. X

Fantascienza ?

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La stanza era asettica, un ambulatorio bianco e luminoso.

Neon, rumori soffusi, parole scandite sottovoce tra i vari medici che si aggiravano concentrati attorno a Giuliano.

La scheda con i suoi desideri era già stata ricompliata per il software che avrebbe dovuto lavorare per l’esperimento. Eppure a Giuliano sembrava di non ricordare più nulla di quello che aveva scirtto in quella letterina di Babbo Natale.

Nella tensione dell’attesa riusciva più che altro a riconoscere un certo timore strisciante che, via via che i minuti passavano, sembrava farsi più insistente.

Avrebbe voluto andare via. Chiudere, ritornare alla quiete della sua casa, della sua vita di pensionato insoddisfatto, ritornare alla sicurezza monotona del suo mondo.

Ma non era possibile. Oramai l’esperimento era – praticamente – già in corso: tra pochi minuti avrebbe ricevuto il tranquillante e le macchine avrebbero iniziato il loro lavoro.

 

Ma quali erano davvero i suoi desideri?

Forse quelli che lui aveva messo giù sulla scheda erano soltanto ombre di qualcosa di più profondo.

Giuliano avrebbe voluto vivere una vita – tutto sommato – più ricca di esperienze, di occasioni, di vibrazioni.

Ma il primo impulso era stato quello si chiedere un’esperienza sessuale come l’aveva sognata in tante fantasie. Un’esperienza “patinata” e, allo stesso tempo, piena di sfumature e di affettività.

Un impossibile connubio che ora la macchina avrebbe sintetizzato per lui.

Giuliano era affascinato dalle top model, da quella bellezza snob, distaccata, irraggiungibile.

Da quei volti dai lineamenti perfetti, da quell’abbigliamento da mille e una notte.

E, del resto, non era così ragazzino da poter ignorare che il vero piacere avrebbe dovuto coinvolgere anche il cuore.

La perversione della sua illimitata fantasia si sarebbe sposata con la suo infinito bisogno di essere amato.

Chissà cosa ne sarebbe risultato.

Gli stessi ricercatori erano incuriositi da come la macchina avrebbe lavorato su quegli input.

 

Ancora qualche attimo.

 

La siringa entrò veloce sul braccio.

 

Gli operatori ai computer stavano curando gli ultimi dettagli.

 

L’areo si stava alzando, piano, accarezzando con noncuranza il mondo terreno per impossibili acrobazie al di sopra delle nuvole.

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