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Techno man - cap.II

Fantascienza ?

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Aspettare.

Era una costante nella sua vita.

Aveva imparato a farlo abbastanza bene. Negli anni aveva oramai capito che il continuo agitarsi dietro le cose non portava a nulla di buono.

Avrebbe aspettato.

Una telefonata.

Una finestra che si sarebbe aperta per farlo uscire da quelle sue giornate un po’ inutili.

 

E intanto dalla finestra – quella vera che dava sulla strada – guardava con sensazioni ambilvalenti i passanti frettolosi.

 

Fino a ieri invidiava la loro fretta, il loro incedere deciso verso una meta sconosciuta, il loro sguardo freddo e determinato.

Ora aveva quasi paura di diventare di nuovo come loro, di ritornare all’ansia della strada, del lavoro… comunque – nonostante quei pensieri – aveva davvero bisogno di tornare alla realtà…

La sua vita si sarebbe ulteriormente impoverita senza nulla da fare.

 

Giuliano amava il cielo, il verde, la vita…

Chissà perché si era esaurito. In defintiva era una persona vitale. Non era particolarmente melanconico ed andava d’accordo con tutti.

La storia andata male con la moglie… beh, se ci pensava bene, non è che gli fosse davvero dispaiciuto. In effetti anche lui non riusciva più a trovare un motivo importante per andare avanti con lei.

L’esaurimento era stata solo una scusa oggettiva per mettere i punti sospensivi a tutta la sua vita.

 

L’unica cosa che davvero lo impauriva era finire la sua vita in quell’ufficio.

“Meglio matto a casa adesso, che matto al lavoro da vecchio” e così aveva accolto con soddisfazione la proposta della sua azienda.

La vita era ancora davanti a lui e sicuramente qualche altra opportunità gli sarebbe capitata.

 

Come quella telefonata che aspettava con curiosità. Sì, era davvero principalmente la curiosità che l’aveva spinto a chiamare e a candidarsi.

Per adesso era nellasituazione ideale per vivere tutto quello che sarebbe successo con una certa superiorità: non aveva impellenti problemi economici e non era nemmeno totalmente annoiato e alienato da attaccarsi con ansia a quell’opportunità.

 

E così la sua casa lo coccolava ancora un po’ mentre l’ozio dolciastro avrebbe accompagnato i suoi ultimi momenti di tranquillità.

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