Time4TheOther
Piante rare - Cap.8

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L’autostrada gli tornava in mente. Non era solo un trauma. Era anche un’illuminazione, una parabola, un simbolo. Era la sua vita, frenetica, inutile, pericolosa, vana…fino a un attimo prima.

Ora avrebbe dovuto guardare avanti. Proprio come quando era alla guida dell’auto, quando ogni sbirciata di troppo allo specchietto retrovisore era un pericolo per il viaggio.

Le uniche, sostanziali, differenze erano la direzione che avrebbe preso e lo stile di guida.

Non sapeva ancora dove sarebbe andato o, comunque, verso quale meta avrebbe diretto la sua vita. Ma di una cosa era certo: non avrebbe più corso a vuoto, inseguendo un contratto, un guadagno, un piacere momentaneo e… basta. Si, avrebbe ancora desiderato, lavorato, cercato…non aveva nessuna voglia di fare l’eremita o l’intellettuale. Ma non voleva più dimenticare che c’è bisogno di una meta un po’ più alta, un qualcosa che, nelle nebbie del suo cammino, avesse dato un senso più pieno alla sua vita e – perché no – alla sua morte che, ora, sentiva concretamente presente come una delle tante possibilità del suo quotidiano.

E anche lo stile sarebbe cambiato. Mai più di corsa a perdifiato. Mai più. Mai più.

La vita sarebbe passata, ma Lucio non era più disposto di dimenticare di viverla, perché troppo preso a correre verso qualcosa o qualcuno. Il viaggio sarebbe stato valorizzato, così quanto la meta. Il percorso e il viaggio, la vita e la morte: nessuna delle due facce della medaglia avrebbe potuto mantenere il suo valore dimenticandosi dell’altra.

Chiaro?! A lui si, anche se, al di là dei proclami, gli restava ancora da decidere parecchio…

Era solo l’inizio del cambiamento. Eppure era già gravido di speranze, di fantasia, di voglia di realizzare.

Avrebbe deciso di sposarsi? Voleva dei figli? Voleva cambiare lavoro? Voleva cambiare città?

Boh…

Aveva solo intuito, in qull’attimo terribile del crash, che, più di ogni altra cosa, era necessario cambiare se stesso.