Time4TheOther
Piante rare - Cap.3

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Tutto era chiaro sotto la luce dei neon.

O, perlomeno, la botta aveva fatto qualcosa di diverso da un semplice danno.

Aveva rotto ma aveva anche aperto.

Lucio sentiva il proprio corpo soffrire e guardava in modo diverso la sua mente.

Non voleva scuse, per se e per tutto quello che non aveva ancora realizzato.

Ma sentiva anche che non era lì o, almeno, solo lì, il problema.

La vita era sempre la stessa, in quella stanza d’ospedale come nella sua macchina 48 ore prima.

Erano cambiati solo i suoi occhi. O i suoi occhiali, come a lui piaceva chiamarli.

Sentiva la vita sotto le mani e così il suo tempo allo stesso modo in cui aveva, al momento dell’incidente, sentito che la bestia poteva essere più dura di lui.

Aveva visto la sua vita in un istante e l’aveva amata. Come non aveva mai fatto prima.

Aveva amato il suo io pigro, indolente, intollerante, severo, sornione…come la sua generosità improvvisa, forse rara, ma che risplendeva come il suo unico gioiello…lì, prima che il parabrezza della macchina si schiantasse contro la sua testa.

Tutto ordinario, banale. Così aveva pensato qualche mese prima, quando gli era capitato sottomano un libro sulle esperienze post-mortem: la solita manfrina paleocristiana, imbevuta di moralismi e sensi di colpa.

Eppure ora era sdraiato a passare in rassegna degli attimi che gli erano sembrati secoli e dei decenni che, a ben guardare, erano appena passati come granelli di sabbia sotto le dita.

Strano. Sentiva che tante cose avevano valore eppure….tanti mesi della sua vita, in effetti, tanto valore non avevano offerto alla sua memoria – ora che il crudo senso della realtà non gli lasciava molte scappatoie.

Era a metà tra un sogno appena sognato e un giorno nuovo da scoprire.

Eppure sia il sogno, l’incubo, appena vissuto che il giorno, ancora neonato, fuori dalle finestre di quell’ospedale non erano ancora perfettamente reali e funzionanti; erano ancora lì in attesa di essere elaborati. Erano dei cuccioli pieni di speranze che il padrone doveva ancora svezzare.

E  Lucio era lì,  pronto, con qualche costola incrinata e qualche speranza in più.