Time4TheOther
Piante rare - Cap.2

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Ora si trovava a un momento particolare del suo viaggio. Quarantenne, sistemato, garantito, ma, profondamente, insoddisfatto. A chi avrebbe raccontato i suoi pensieri? Avrebbe scelto un amico fidato, ammesso che gliene fosse rimasto qualcuno? O sarebbe ricorso a un supporto psicologico?

O avrebbe affidato la propria vita alla saggezza di un guru, rinunciando alla responsabilità delle proprie scelte?

 

Non lo sapeva.

In un certo senso, e da un particolare punto di vista, gli sembravano storie inutili.

 

Non stava poi così male. Perché rompere un equilibrio che, in un modo o in un altro, gli garantiva quel minimo di tranquillità così pazientemente ricercata e costruita nel corso della sua vita?

Cosa avrebbe trovato andando al di là?

E c’era davvero un diverso orizzonte che lo aspettava?

O, tornando con i piedi per terra, non era semplicemente necessario uno sforzo in più per accettare la seconda parte della sua vita, quella dell’età matura, del realismo, del disincanto, della responsabilità…?

 

Lucio continuava a rimuginare e – lì sul’autostrada – non poteva fare a meno di sentire la lontananza dal resto del genere umano.

 

“Fossi almeno un frikkettone, un pazzo…ok accetterei e rivendicherei la mia diversità ma… sono in tutto e per tutto simile a tutti questi pirla che sorridono beati. Solo che io non sorrido. Sono qui e cerco qualcosa che mi manca…”

 

L’autostrada mangiava i suoi pensieri, come foglie inghiottite dalla scia veloce della macchina.

 

Si, forse, era solo stanco. Aveva sempre abborrito le elucubrazioni mentali, i problemi esistenziali, le menate, insomma.

 

Eppure tutti quei punti interrogativi oggi erano concreti come il suo mal di stomaco.

 

Era concreta e vera la sua voglia di andare più a fondo. Di sentire un guizzo di gioia.

Era un diritto a cui non voleva più rinunciare.

 

Com’era cambiato negli ultimi tempi.

Certo era invecchiato. Come tutti. Come tutti i suoi amici. Come il tipo della lavanderia sotto casa, come il fruttivendolo, come il giornalaio. O no? O i segni del tempo lasciavano in maniera arbitraria i loro solchi sui visi degli altri? O gli altri riuscivano, in qualche modo a lui sconosciuto, a coniugare l’avanzare degli anni con il mantenimento della gioia e dell’entusiasmo?

 

Difficile. Difficile capire Lucio. Anche per lui stesso.

 

Quella sera era particolarmente stanco.

La strada era la stessa di sempre, certo…eppure nel suo continuo girare come un tappeto mobile, sentiva il ghigno di una bestia.

 

Era l’incidente. Era lì, sotto i suoi piedi, tra le sue mani, si era intrufolato tra Lucio e i suoi pensieri e aveva preso possesso del volante, della strada, del caso.

 

Pochi secondi. Un grande botto. Un attimo. Distrazione? Colpa ? Colpa sua ?

Tutti interrogativi inutili.

 

In quel momento la sirena dell’autombulanza copriva i pensieri.

E anche il dolore. L’analgesico che gli avevano iniettato appena arrivati sul posto stava iniziando a lavorare. Almeno quello non sarebbe stato un problema, per qualche ora.