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Ipotesi di miglioramento Capitolo IV

Primo pomeriggio

Kitchen faucet

I bambini guardavano la televisione.

 

Un attimo per pensare a se stessa.

 

Il caffè, la sigaretta, il rito.

 

L’attesa.

 

Le strade deserte.

 

Era Rodolfo il problema?

Era giusto scaricare sul marito quello spleen strisciante?

 

Boh.

Di una cosa era certa. Quella giornata non sarebbe passata invano.

 

Le sue mani sotto l’acqua seguivano lo scorrere dei rimasugli sui piatti.

Tutto come sempre, come ogni giorno.

Eppure un’energia diversa le faceva vivere con un altro ritmo anche quel semplice lavoro.

 

Il caldo non sarebbe cambiato. Ma lei si. Oggi. Assolutamente oggi.

 

Voglia di dormire. Paura di dormire, di affrontare quel torbido risveglio che accompaganva invariabilmente tutte le pennichelle pomeridiane.

 

E gli occhi lottavano con le grida dei bambini.

Sveglia. Sarebbe rimasta sveglia.

 

I pensieri erano oramai inutili. Sentiva che cambiare non è uguale a pensare.

 

E lei sarebbe cambiate, non avrebbe solo pensato di farlo.

 

E così abbandonò la riflessione.

Avrebbe affrontato la violenza del sole. Avrebbe aperto le finestre del suo cuore.

E quello che sarebbe successo sarebbe successo.

 

La strada. Quel deserto a cielo aperto. Quel misto di cementeo, afa e smog che ributtava in casa tutto l’assurdo di un agosto inutile.

 

Rodolfo sarebbe arrivato più tardi.

I bambini avrebbero accolto il padre.

 

Lei sarebbe stata a girovagare tra i fornelli, la televisione e la sigaretta appoggiata al portacenere.

Lui sarebbe stato distratto, forse arrabbiato, probabilmente stanco.

 

E anche quella giornata sarebbe stata portata a termine.

 

Ma erano solo pensieri. Zanzare inutili.

Ora era ancora primo pomeriggio.