Tra
qualche
giorno è Natale! Ero sul punto di dimenticarlo! Non avrei potuto, c’è sempre
qualcosa o qualcuno che te lo rammenta. L’abete, infiocchettato da vezzosità
luminose o lo sguardo estatico di un bimbo, davanti alla vetrina di un negozio
di giocattoli. Dimenticavo… e la corsa ai regali? La sacrosanta tradizione del
dono ad ogni costo, dove la mettiamo? Non si può certo abolire, che Natale
sarebbe?
Per
non
parlare dei “trofei” acquistati all’ultimo minuto, mentre la bancarella sta
rimettendo le sue cianfrusaglie nel furgoncino. Il vanto di essersene
impossessati, la gloria inneggiata da chi ha fatto compere ordinarie e ora è
galvanizzato dall’abilità altrui, non avrebbero ragion d’essere se non ci fosse
la Festa delle feste!
Nelle
chiese vedi donne ancora giovani, lontane dal fiore della gioventù, che
costruiscono presepi straordinari, impiegando tutto il loro tempo libero.
Un
tempo
che avrebbero potuto trascorrere, pensando alla solitudine che è stata regalata
loro e che tentano vanamente di riciclare. Le solitudini del Natale… Già…
esistono anch’esse. Sono nascoste da quelle che ti spingono ad esibirti, come
un giocoliere improvvisato, nel tendone multicolore del Circo di Babbo Natale.
La povertà di una mangiatoia, la semplicità di un bue e di un asinello,
l’innocenza di un bambino e la gioia dei suoi genitori sono scivolati
nell’indifferenza, abbagliati dalle luminarie, assordati dal frastuono degli
uomini contemporanei.
Ida
è
cieca, non può essere distratta dall’euforia del Natale, non ha tempo per
attendere la visita di qualcuno che non verrà! La cercheranno soltanto quando
il rito si sarà consumato, quando le lacrime non serviranno più a simulare
laghetti di montagna nel contesto d’un presepe! L’euforia del Natale, allora,
farà in modo che i panni laceri del povero vestano lo spaventapasseri, mentre
il gioco più interessante e costoso spiccherà tra le mani del bimbo malato.
Il
Natale è
anche questo: sognare un mondo migliore! Non è ancora vietato, sapete?