Time4TheOther

Ipotesi di miglioramento Cap.I

 
Risveglio
 
 

White Picket Fence

 

Consuelo era agitata. Triste. Insoddisfatta.

La stanza in disordine.

Il cielo grigio.

I suoi occhi assenti.

Le 11.

Niente da fare. Niente che volesse veramente fare.

Evasione. Si, evasione, un pensiero vago e avvolto dalla nebbia dell’inutilità, dell’impossibilità.

Il traffico, rado, rumoroso, angosciante, accompagnava il girovagare della sua mente.

Stava affondando.

Ma sapeva che era solo un momento, era una fase…se lo ripeteva spesso.

Suo marito – anche se non lo aveva mai sposato – era fuori, al lavoro.

I bambini vagavano per la casa in cerca di qualcosa da fare, mangiucchiando qualche merendina, rincorrendo il gatto, litigando.

Doveva alzarsi. Anche se non ne aveva voglia. Era importante sconfiggere quella pigrizia.

Era un passo, un piccolo passo per confermare a se stessa che si, stava male, ma poteva rialzarsi.

Ogni mattina così.

Ma quella mattina qualcosa sarebbe cambiato.

Sarebbe andata così o era solo, anche quel pensiero, un’abitudine per non affogare?

Si trascinò stancamente in bagno. L’acqua, il sapone, le urla dei bambini che litigavano, le sue urla per fermare la loro violenza. Un classico.

Eppure, tra le nuvole opprimenti del caldo d’agosto, qualche raggio di sole stava bucando il grigio.

Non sapeva se era il cielo che si stava aprendo o qualcosa, in fondo al suo cuore, che stava nascendo. O forse tutte e due. Forse sarebbe bastata la natura selvaggia di un posto lontano.

In fondo era metereopatica. O, più semplicemente, era legata all’ambiente, come tutti gli altri esseri viventi.

Quello che non riusciva a mettere a fuoco era il suo intervento positivo nell’ambiente.

Cosa poteva/voleva/doveva fare per uscire fuori da quell’impotenza.

Cosa fare per rendere la sua vita gioiosa.

Era stanca di litigare. Stanca di rinchiudersi nel suo guscio per non soffrire.

Sentiva che, comunque, la stanchezza non era un’assicurazione che avrebbe preso il suo destino in mano.

Era stanca anche di lottare. Anche perché il nemico era inafferrabile. A volte dentro, a volte fuori da sé. A volte si divertiva ad attirarla in qualche tranello nevrotico.

Il sole aveva finalmente vinto il duello tra le nuvole. Il caffè nella tazzina e la sigaretta accesa.

Basta con le menate.

"Iniziamo la giornata"