Cuneo, ventidue dicembre, ore sei del mattino: una vocina stridula
canticchia un motivetto stonato, soffocato dalla spessa coltre di neve, caduta durante la notte.
I candidi fiocchi hanno
cessato d’imbiancare il paesaggio circostante per espresso volere del gelo. Esso, con fredda determinazione, ha disposto
la fine dell’evoluzioni dei minuscoli funamboli, divenute sempre più temerarie, sotto il magico tendone della notte.
Percorro le strade
con prudenza, affondando in buoni dieci centimetri di soffice panna montata, mentre la figura nera del mio Dan si staglia
sulla strada lattescente.
La tiritera mi precede, raggiungendo toni acuti, oserei dire sgradevoli. Il giovane si esprime in
un’altra lingua e, oltre ad essere insopportabile, la nenia diviene incomprensibile.
Il mio cane guida è
leggermente agitato dal tamburellare delle nocche delle sue dita sui pali metallici dei lampioni.
Ad un tratto, una finestra
al primo piano s’illumina per poi dischiudersi ed una voce fioca esclama: “Non vedi la neve? Non posso farti ripulire
il cortile… oggi la tua scopa è inutile, mi spiace!” .
La saggina della granata fruscia tra i cristalli di ghiaccio che imperlano la superficie delle vetture
in sosta, producendo umn tintinnio sgraziato. Subito dopo, il manico legnoso dell’arnese rovina a terra con un rumore
sordo, coperto da un solo, impressionante singhiozzo.
Guadagnarsi da vivere è difficile, come riuscire a sentirsi parte della società… lo so bene!
Tiro fuori dalla tasca una banconota e, senza soffermarmi a stabilirne il valore, tendo la mano
intirizzita verso il ragazzo.
“ No, grazie! Non accetto elemosine!” mi viene detto con decisione, mentre sento una
stretta amichevole alla spalla sinistra. Allora ritiro il braccio e, salutando proseguo per la mia strada.
Il portone dello stabile
che costeggio si apre e qualcuno invita lo straniero a rimuovere la massa ghiacciata con una pala.
Trascorre qualche secondo…
La cantilena ricomincia, ma adesso mi soffermo ad ascoltarla… è davvero gradevole!